Skip to main content

Per Pablo Picasso, “l’arte è una menzogna che ci fa scoprire la verità”. Ciò è ancor più vero nel caso dei documentari che non sono il frutto della creatività e della fantasia di un autore e che fotografano la realtà senza filtri facendo parlare le immagini. Ne ha fornito un’ulteriore prova il documentario “Recinti urbani” di Francesco Cerrone che ha inaugurato la rassegna, dal titolo “Immagini di Uguaglianza e Inclusione: Storie di Diritti Fondamentali e Pari Opportunità”, della decima edizione del Laboratorio di Cinema dell’Università degli Studi “L’Orientale”, ideato e diretto dal Prof. Francesco Giordano.

Come un diaframma che progressivamente si dilata, Francesco Cerrone parte dal centro storico di Napoli per poi allargare lo sguardo a Roma, Milano e Firenze, il cui centro storico è ormai terra di conquista dei fondi immobiliari che vedono nelle proprietà di storici immobili un investimento anticiclico, una sorta di bene rifugio, per scandagliare l’impatto della turistificazione e gentrificazione sulle relative comunità.

Un’indagine a 360°, dunque, che svela il lato oscuro di due fenomeni diversi ma complementari e che replicano quelle stesse dinamiche sottese alle disuguaglianze economiche e sociali. Infatti, della ricchezza generata dai fiumi di turisti – oltre 10 milioni gli arrivi, nel 2019, all’aeroporto di Capodichino, in pratica un aereo ogni minuti solcava i cieli partenopei – che invadono i centri storici delle principali città d’arte ne beneficia solo quella frazione di residenti proprietari delle abitazioni che, quindi, può riconvertirle in strutture ricettive extralberghiere o in home restaurant, come nei  ‘bassi’ dei Quartieri Spagnoli, mentre gli affittuari vengono espulsi così come le attività artigianali e i piccoli negozi che vengono rimpiazzati da altri più funzionali agli interessi della gentrificazione.

Anche la stessa narrazione securitaria all’insegna della tutela dell’ordine pubblico viene demistificata mostrando il suo vero volto, quello di cordone normativo a protezione di centri storici reinventati come club esclusivi per un consumo turistico ‘mordi e fuggi’, che si ferma alla superficie e che, quindi, non ne assapora l’anima più profonda.

Centri storici, pertanto, che vedono ‘violentata’ la loro identità e che perdono la loro vocazione comunitaria e il loro essere luoghi di sosta, di incontro come  il tessuto urbanistico di Barcellona, ridisegnato, nella seconda metà dell’Ottocento, dall’ingegnere  Ildefonso Cerdà, in cui gli isolati  si espandono in piazze ottagonali, formate da angoli smussati agli incroci, che danno sostanza  a quel ‘soffio vitale’ che insuffla i polmoni di chiunque visiti il capoluogo catalano rendendo anche una ‘toccata e fuga’ a Barcellona un’esperienza indimenticabile. Come scrive l’urbanista e architetto Elena Granata nel saggio “Placemaker”, “lo smusso genera quelle tipiche piazze alberate e accoglienti che determinano l’anima urbana di Barcellona; quelle piccole, raccolte, variegate piazze urbane ottagonali costituiscono il suo ritmo, sono il suo respiro pubblico, sono la sosta tra le case, lo spazio aperto di prossimità”.

E siccome “sempre la pratica deve essere edificata sopra la bona teorica”, come insegnava Leonardo da Vinci, dopo gli scoscianti applausi degli studenti che hanno salutato la conclusione del suo documentario, Francesco Cerrone è salito in cattedra per una lezione sui fondamenti teorici della scrittura cinematografica e sulla strutturazione dell’organizzazione del lavoro su un set avvalendosi della propria per “Recinti urbani” ma precisando che  “questo è il mio metodo di lavoro, voi troverete il vostro”.  Una chiosa in perfetta consonanza con il mood del Laboratorio di Cinema in cui non vi sono steccati, ‘recinti accademici’, parafrasando il titolo del rivelatorio e stimolante documentario di Francesco Cerrone, visto che la conoscenza vi fluisce biunivocamente tra i docenti, gli ospiti e gli studenti.