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Nelle ultime ore Fabrizio Corona è diventato virale per il suo programma Falsissimo e soprattutto per la puntata “Il prezzo del successo”. Nell’episdio ha accusato Alfonso Signorini di dinamiche opache legate a contatti, messaggi e presunti “scambi” nell’orbita dei casting e delle opportunità televisive.

È qui che il presente aggancia il passato recente. Perché prima che l’onda di Falsissimo diventasse un tormentone nazionale, Corona aveva già “provato” questo tipo di racconto in televisione, inteso come spazio retroscena, in una cornice molto diversa: Peppy Night, lo show di Peppe Iodice su Canale 21, dal Teatro Troisi di Napoli.

E in quella puntata di metà dicembre 2024, rilanciata anche dai canali social legati al programma, Corona era insieme a Lele Mora.

Corona oggi sostiene l’esistenza di un presunto “metodo” e presunti meccanismi ricorrenti intorno a Signorini, pubblicando materiale che definisce “chat” e costruendo una narrazione sistemica. Signorini, interpellato da diversi media, avrebbe risposto in modo molto asciutto: niente commenti di merito e “tutto in mano ai legali”. Il tema ha acceso anche discussioni più ampie sul confine fra denuncia, gossip e spettacolarizzazione, con analisi e critiche sul “metodo” comunicativo di Corona.

Il flashback: Peppy Night come laboratorio di retroscena

Nella puntata con Corona e Mora (metà dicembre 2024), nel segmento “Cane e Canciello”, il clima è quello della “confessione-show”: battute, provocazioni, nomi pesanti, e soprattutto una tesi di fondo che Corona ripete spesso in varie forme: la TV non sarebbe più un luogo di libertà, ma una macchina che imporrebbe narrazioni, filtri e convenienze.

Corona & Mora: la coppia che rivela

L’intervista di Peppy Night dello scorso anno, con Corona e Lele Mora, oggi si rilegge come un “prequel”. Non perché contenga prove, ma perché mette in scena l’idea che la TV sia stata (e forse sia ancora) un ecosistema dove relazioni, potere e narrazione si intrecciano più di quanto il pubblico ami ammettere.

E quando un’intervista del 2024 sembra spiegare un caso del 2025, non è magia: è continuità culturale. La TV cambia pelle, ma certi istinti, successo, accesso, controllo del racconto, restano sorprendentemente interessanti.