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Oltre 40 mila euro in più al giorno, questa la spesa per tenere accese le luci dell’ateneo. 

Il caro-bollette costringe la Federico II a consumare metà del suo avanzo di bilancio in energia per far funzionare i laboratori, i computer, i condizionatori e le lampade.

Un aumento che pesa. “Sono soldi che potremmo investire per gli studenti, per i servizi, per il diritto allo studio e per la riduzione  delle tasse. E invece se ne vanno in energia”. Afferma il rettore Matteo Lorito che poi lancia un appello al governo per la diminuzione progressiva del numero  dei nuovi iscritti, quasi il 40% su tutto il territorio nazionale.

Solo quest’anno infatti la Federico II ne ha persi 735, numeri confermati anche dai dati pubblicati dal ministero per l’Università dove si evince un netto calo delle matricole.

Un segnale negativo ma fisiologico legato alla crisi economica che allontana i ragazzi dalle aule universitarie, ecco perché poter investire di più nel contenimento delle tasse è una necessità urgente per invertire la tendenza e scongiurare anche il rischio di abbandono degli studenti durante il percorso accademico, ma i costi per l’energia infliggono all’ateneo spese che impongono sacrifici e gli investimenti al momento restano bloccati per fronteggiare il caro-bollette. 

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