Nel real bosco di Capodimonte, nei cui viali corrono oggi bambini e atleti, fu realizzata nel 1947, la più grande baraccopoli per accogliere gli esuli della drammatica vicenda di Istria, Fiume e Dalmazia che a seguito della vittoria militare della Jugoslavia di Tito, divenne teatro di violenze e soprusi atroci. Le vittime di un vero e proprio eccidio furono gettate, legate a decine con il fil di ferro, nelle foibe, caverne verticali tipiche della regione carsica del Friuli Venezia Giulia e dell’Istria. Anche Napoli e i napoletani, ospitarono in alcuni campi profughi i loro connazionali.

Oggi nel bosco il ricordo di quelle vittime, alla presenza del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

Oggi nel bosco il ricordo di quelle vittime, alla presenza del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

Per anni Capodimonte divenne il luogo dove trascorreva la vita di uomini, donne, bambini e anziani, ma anche il luogo di ritrovo e socialità. Il numero di famiglie presenti diminuì col passare degloi anni, finché le ultime 17 famiglie furono costrette a lasciare definitivamente il campo con l’abbattimento delle ultime baracche avvenuto nel 1992. Nel corso della mattinata c’è stata , presso la Porta Miano,la cerimonia di intitolazione del Largo Esuli Istria, Fiume e Dalmazia, approvata dalla Commissione Toponomastica del Comune.

Poi la deposizione di una corona d’alloro, alla presenza del Delegato per Napoli dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Diego Lazzarich.