Stefania Russolillo avrebbe confessato al compagno di avere ucciso Rosa Gigante, per poi ritrattare tutto con gli inquirenti e trincerarsi dietro una sequela di “non ricordo”.

A chiamare le forze dell’ordine è stato proprio il compagno della  47enne vicina di casa della vittima che da martedì scorso è sottoposta a fermo per omicidio. 

La donna,  in cura presso un centro di igiene mentale e affetta da garvi problemi psichiatrici,  gli avrebbe confessato l’omicidio appena tornata dall’abitazione della 73enne per poi negare di averlo mai confessato al compagno davanti agli inquirenti. 

L’avvocato della Russolillo, Raffaello Scelsi, ha spiegato che la sua assistita non ha ammesso l’omicidio ma che in sede di interrogatorio ha detto di ricordare soltanto la discussione con Rosa Gigante e di avere spinto la vittima.  Nella sua mente ci sarebbe una sorta di black out. 

Secondo gli inquirenti, Il delitto sarebbe maturato al culmine di un raptus eploso in seguito ad una lite per motivi di vicinato. banalità  come delle bollette sparite dalla posta o la spazzatura sistemata male davanti al palazzo.

Le cause della morte non sono ancora note e si dovrà attendere l’esito dell’autopsia, ha spiegato ieri il dirigente della squadra mobile, Fabbrocini. Sembrerebbe che la donna sia stata strangolata con un tubicino di gomma stretto attorno al collo e che poi si sia tentato di dare fuoco al corpo con del liquido infiammabile. 

Intanto secondo il legale della famiglia di Rosa Gigante,  Hilarry Sedu, Stefania Russolillo potrebbe non avere agito da sola ma insieme ad un’altra persona che potrebbe averla aiutata sia nell’aggressione alla 73enne sia nel successivo tentativo di bruciare il cadavere magari in un tentativo di furto. L’ipotesi sarebbe stata formulata dal legale della famiglia della vittima, dopo aver raccolto alcune testimonianze.