Skip to main content

Con cinque condanne e diverse pronunce di assoluzione e prescrizione, la Corte di Appello di Napoli ha posto una parola quasi definitiva al processo “Il Principe e la scheda ballerina”, il procedimento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che coinvolse anni fa oltre 60 tra politici, amministratori e colletti bianchi di Casal di Principe, ritenuti vicini al clan dei Casalesi.
Tra questi l’ex sottosegretario all’Economia del Governo Berlusconi, Nicola Cosentino, accusato di essersi speso per far ottenere un finanziamento, mai erogato però, per la costruzione di un Centro Commerciale a Casal di Principe.
L’indagine aveva accertato pesanti condizionamenti del clan nella vita del Comune di Casal di Principe e alle diverse elezioni comunali, condizionamenti confermati anche all’esito del processo. Qualche giorno fa infatti la Corte d’Appello di Napoli ha confermato alcune decisioni, ma ha anche ribaltato altre statuizioni del primo Appello. In particolare, i giudici partenopei hanno rideterminato la pena per l’ex sindaco di Casal di Principe Cipriano Cristiano in quattro anni, due mesi e venti giorni di carcere (al primo appello prese sei anni e otto mesi); per Luigi Corvino i giudici hanno stabilito cinque anni e quattro mesi di cella, per Giovanni Lubello, ex genero dell’ex capoclan Francesco Bidognetti, tre anni e sei mesi (5 anni in primo grado), per Demetrio Corvino e Arturo Cantiello un anno e otto mesi con sospensione condizionale della pena.
La Corte di Appello ha invece ribaltato la posizione per cinque imputati che erano stati condannati nel 2017, assolvendo con formula piena Mirella Cirillo e l’altro Luigi Corvino; assolti anche Eleonora Alfieri, Vincenzo Schiavone e Vincenzo Falconetti, mentre ha dichiarato la prescrizione per Luca e Gennaro Diana e ha pronunciato l’estinzione del reato per la morte del reo per Sebastiano Ferraro e Antonio Cantiello, entrambi deceduti.